Un recente studio del Centro Studi Impresa Lavoro ha provato a fare chiarezza sulla millantata capacità degli immigrati di generare un avanzo positivo per il bilancio statale italiano.

 

Gli immigrati (regolari) sono quindi una risorsa economica? Sono addirittura fondamentali al bilancio dell’Inps come sostenuto recentemente da Tito Boeri in un’uscita a dir poco superficiale?

 

No: secondo i calcoli dei ricercatori del Centro Studi se le entrate per le casse dell’erario ammontano a 20,6 miliardi di euro, le uscite risultano di 25,6 miliardi con un saldo negativo di circa 5 miliardi. Riportiamo un estratto della dichiarazione resa da Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi al Giornale:

 

«I nostri ricercatori indicano numeri diversi perché non facciamo finta di non vedere. Prendendo spunto dai dati della fondazione Moressa del 2015, che fa parte del coro pro-immigrati come risorsa, risulta che le entrate annue per lo Stato sono di 9,7 miliardi di gettito fiscale e 10,9 miliardi di contributi previdenziali. Il problema è sul calcolo delle uscite riguardo all’impatto economico degli stranieri regolari. Per la sanità, scuola e servizi sociali escono 8,3 miliardi di euro. Per la casa ed ulteriori misure di sostegno vanno calcolati 3,4 miliardi. Tre miliardi sono da aggiungere per carceri e tribunali assieme al lavoro del ministero dell’Interno relativo a sicurezza e permessi. L’ulteriore dato negativo, che non viene considerato né dalla fondazione, né dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, scaturisce dal debito implicito pensionistico»

 

Si tratta di qualcosa come 10,9 miliardi di euro.

 

Il debito implicito si basa sul fatto che gli occupati di oggi paganti le pensioni per chi ha già maturato i requisiti per goderne con la promessa, o patto generazionale, che ci sarà qualcun altro a fare lo stesso con il loro vitalizio. Lo Stato sta di fatto contraendo un debito, non dichiarato, e quindi implicito, nei confronti di chi oggi versa i contributi, con la promessa di saldarlo, un domani, attraverso la pensione. 

Massimo Blasini, imprenditore e presidente del Centro Studi Impresa Lavoro

Massimo Blasini, imprenditore e presidente del Centro Studi Impresa Lavoro

 

«In termini semplici – sottolinea Blasoni – i contributi che oggi vengono versati dagli extracomunitari si tradurranno in pensioni che dovremmo pagare un domani».

Ancor peggiore la situazione se si vanno ad analizzare le pensioni non derivate da contributi: «Già oggi su 81.660 pensioni pagate agli stranieri ben 49.852 sono pensioni sociali, che non derivano dal lavoro svolto» aggiunge Blasoni. Risulta ovvio che col crescere dell’età media degli stranieri, oggi ancora molto bassa in confronto a quella degli italiani, crescerà il numero di loro aventi diritto a pensioni, siano esse sociali o da lavoro, mentre diminuirà in proporzione la forza lavoro.

 

Sintetizzando, allo stato gli immigrati (regolari) costano circa 5 miliardi di euro l’anno. Cifra che andrebbe poi aumentata con i dati relativi agli immigrati, di cui però è certamente più difficile tenere una contabilità reale.