Non ci sarà un unico election-day in Friuli Venezia Giulia. Gli elettori torneranno alle urne ad aprile, un mese dopo aver votato per le politiche nazionali.
Accorpando le urne si sarebbero risparmiati 4 o 5 milioni di euro, come faranno infatti Lazio e Lombardia. Lo statuto prevede che le elezioni siano tra il 25 marzo e il 29 aprile e l’attuale giunta non intende fare eccezioni, nonostante le proteste del centrodestra, che però cinque anni fa utilizzò esattamente lo stesso sistema con buona pace dei risparmi.
Eppure, una soluzione ci sarebbe: le dimissioni anticipate della presidente Serracchiani, per la quale i tempi sono strettissimi, secondo alcune interpretazioni addirittura già scaduti. In definitiva la questione è squisitamente politica.
«Io lasciai prima della scadenza, nel 2008. Ci fu l’election day – ricorda Riccardo Illy, ex governatore di centrosinistra – Risparmiammo 4 milioni e mezzo di euro. Persi le elezioni, anche a causa di quella decisione, ma fu comunque una scelta giusta. Se fu un errore, ecco: è un errore che rifarei ».
Il pessimismo in casa Pd è evidente, sia nei circoli di Udine che nella federazione di Trieste, sia per chi pensa che siano da temere i rivali di destra, sia chi invece è spaventato da Grillo.
« Ce la giochiamo noi e i grillini, il Pd è indietro – afferma Fedriga della Lega– Non hanno voluto l’election-day perché sperano di abbassare l’affluenza e tornare competitivi, ma non pensano al risparmio di milioni di euro. Sì, lo so, anche noi evitammo l’election-day. E fu un errore».
Mentre le urne si avvicinano, nel Pd regionale si avverte una fuga dalla tornata elettorale locale, che si prevede evidentemente negativa: non a casa la Serracchiani ha scelto di non ricandidarsi e di presentarsi alle politiche. Un seggio alla Camera per lei, uno al Senato per il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop.
Ciò che è è evidente è che sia importante evitare l’election-day.

Riccardo Illy perse in occasione dell’election day
« Lo fece Illy – spiega Iacop – e non andò bene. Il nostro statuto prevede che si voti nella finestra che va dal 25 marzo al 29 aprile. Potremmo dimetterci adesso, però bloccheremmo l’attività amministrativa già a gennaio. E abbiamo in corso un negoziato delicatissimo sulla legge di bilancio».
Come candidato alle regionali, il Pd schiera il renziano Sergio Bolzonello, già vice della governatrice e prima ancora sindaco di Pordenone. Avrà anche il sostegno di Ettore Rosato, padre della legge elettorale. «Facciamo una scelta in continuità con il passato – si difende il capogruppo alla Camera – E ricordo che il centrodestra fece lo stesso, seguendo lo statuto. Tra l’altro voteremo assieme alle amministrative, con altre città importanti come Udine».
La cosa triste insomma è che non importa che ci sia un risparmio economico per le casse regionali e che invece contino solo e soltanto le logiche di partiti.
Illy a suo tempo si presentò con l’election-day e perse. Poco importa del risparmio che consentì ai bilanci pubblici. I nostri amministratori si disinteressano dei bilanci pubblici, ma sono attenti solo alle conseguenze che una data azione può portare (anche marginalmente) ai loro interessi.
“Ben venga lo spreco di qualche milione pubblico, se può portare una minuscola speranza di non perdere le elezioni” – questo pare essere il triste ragionamento dei politici regionali.