Si è conclusa con una vittoria la battaglia di Mario Cartasegna, il dipendente comunale con la pensione più alta del mondo, circa 650 mila euro lordi l’anno, ovvero circa 20 mila euro netti al mese.
Dopo essere balzato agli onori della cronaca del 2013 quando si scoprì che l’ex avvocato del Comune di Perugia era nella top ten delle pensioni più alte d’Italia, il tardivo tentativo di normalizzare la sua abnorme pensione è finito in questi giorni con la pronuncia finale della Corte dei Conti che ha restituito a Cartasegna i suoi 20.000 euro netti al mese.
Come è possibile dunque che in Italia un dipendente comunale possa avere una pensione più che doppia rispetto anche ad un magistrato di lungo corso?
Il Foglio Quotidiano e il Corriere della Sera hanno seguito con attenzione la vicenda ed è dunque possibile capire come si sia verificata una tale anomalia, a tutto vantaggio di uno scaltro avvocato e con pieno sfregio alla spending review…
L’ESCAMOTAGE
L’esimio avvocato Mario Cartasegna già prima di andare in pensione, riuscì a farsi attribuire, oltre al contratto previsto per la sua carica, una notevole parte stipendiale variabile legata ai risultati, nel suo caso l’esito positivo delle cause giudiziarie da lui seguite.
Chiunque conosca i meccanismi delle parti variabili dei dipendenti pubblici, sa che una generosa attribuzione di queste dipende anzitutto dai buoni rapporti che il lavoratore ha con i vertici dell’ente, quindi è facile immaginare che Cartasegna, oltre che verosimilmente un buon avvocato, fosse in ottime relazioni con l’amministrazioni comunale di Perugia dell’epoca. Mentre i contratti rientrano infatti in categorie standard, i premi possono rientrare sotto una discrezionalità piuttosto amplia, specie negli anni 90, quando questa tipologia di meccanismi premianti vennero introdotto.
Oltre ai presumibili ottimi rapporti con l’amministrazione comunale, Cartasegna utilizzò a suo favore il meccanismo di calcolo della pensione. Il sistema retributivo consentiva all’epoca del suo pensionamento (2008) di calcolare l’attribuzione dei dipendenti pubblici in base essenzialmente all’ultimissimo periodo di lavoro; Cartasegna lo sapeva e riuscì a concentrare tutti i premi relativi alle cause vinte nell’ultimo anno, andando a sfiorare un reddito complessivo di un milione di euro in quell’anno, che fu quindi il montante per calcolare la sua pensione.
Fu dunque molto fortunato Cartasegna ad avere un reddito così alto proprio l’ultimo anno? O fu così scaltro da concentrare la chiusura delle sue cause e la massima attribuzione dei premi, in modo da ottenere una pensione annua di circa 650 mila euro annui?
LA BATTAGLIA LEGALE
Il fatto che per il calcolo delle pensione retributiva andassero computate anche le spettanze premiali non era del resto un fatto scontato, Cartasegna lo sapeva e iniziò per tempo a preoccuparsi che queste entrassero nel suo computo. Il Ministero del Tesoro fu interpellato ufficialmente e diede una risposta negativa. Cartasegna presentò ovviamente ricorso e… l‘Ufficio Legale del Comune di Perugia, diretto da Cartasegna… guarda caso non si oppose...
Ad una pronuncia in primo grado in favore di Cartasegna del Tar di Perugia, l’Inpdap si dimenticò di ricorrere…
Il fortunato Cartasegna quindi andò in pensione nel 2008 con una pensione enorme e cominciò a percepirla tranquillamente, finché solo nel 2013 alcuni giornali, tra cui il Corriere della Sera, portarono alla luce il suo caso, spingendo l’Inps (che nel frattempo si era sostituito all’Indpap) a mettersi in movimento e a sospendere la pensione d’oro.
Cartasegna però non si perse d’animo e ovviamente presentò l’ennesimo ricorso, il cui esito è arrivato appunto la scorsa settimana.Come rilevato dalla Corte dei Conti dell’Umbria, i termini per impugnare la pensione da parte dell’Inps erano terminati in modo irrevocabile, in quanto per i dipendenti pubblici (e solo per loro) una norma prevede una prescrizione di 3 anni che decorrendo dal 2008 si era già avuta.
Mario Cartasegna può quindi tornare ad essere il dipendente comunale più pagato del mondo.