LE STILETTATEdegli amici di RobinUD


sono gli articoli che i vari Amici di Robin Ud “inferiscono” ogni volta che vengono provocati

Di Maio felice
Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Il Governo vuole moltiplicare i pani e i pesci. A parole…

Il Ministro Di Maio ha dichiarato con soddisfazione che il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 costeranno qualche milione in meno e che quindi avanzerà qualche spicciolo: una sorta di “risparmio”.

Il tono ottimista del ministro è ovviamente fuori luogo, perché il “risparmio” nasce da un trucco di bilancio, nel quale erano state gonfiate le due voci corrispondenti alle riforme più caratterizzanti delle forze di Governo, in modo da poter poi far risultare qualche milione da poter spendere liberamente in un secondo momento.

L’editoriale pubblicato dell’Istituto Bruno Leoni si intitola felicemente Ego te baptizo piscem perché trova un’analogia tra la mossa del Ministro Di Maio e il noto accadimento biblico, con una grossa differenza: la moltiplicazione del ministro pentastellato funziona solo a parole, nei fatti i soldi sono debito puro, altro che risparmio!!

Ecco alcuni passaggi dell’editoriale uscito sul sito dell’Istituto Bruno Leoni:

Sono anni che ci scervelliamo su come risparmiare soldi pubblici, e finalmente il governo ha trovato l’uovo di colombo. Basta dichiarare e appostare (in deficit) un fabbisogno superiore di risorse per poi dire, una volta verificato che ne servano di meno, che si è trovato un tesoretto. […]I bilanci non possono essere fatti di inganni linguistici: che RdC e quota 100 non costino quel che si pensava non vuol dire che generino risparmi. L’uso del termine «avanzare» genera invece l’equivoco che ci sia un surplus di bilancio.Le parole dovrebbero essere importanti, specialmente in un discorso pubblico contaminato da un doloso uso distorto dei vocaboli. […]
Il tempo degli inganni linguistici durerà finché l’opinione pubblica si accontenterà delle parole. Prima ci si accorgerà che non basta battezzare la carne in pesce per poterla mangiare di venerdì, prima i governanti saranno costretti a chiamare le cose col loro nome e prima, forse, potremo tornare a ragionare sui problemi del nostro Paese.

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bandiera europa
Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Di Maio e Salvini, assenteisti ai Consigli dei Ministri UE

Si avvicinano le Elezioni Europee e i ministri “sovranisti” italiani non celano l’ambizione di un successo elettorale che consenta loro di cambiare l’UE da dentro.

I fatti paiono però dimostrare  che i nostri Ministri ignorino il funzionamento dell’UE e dei suoi organi di governo.

Forse non sanno che per muovere il cambiamento all’interno dell’UE, più che il Parlamento che verrà eletto a maggio, contano i Consigli dei Ministri UE, cui spetta il potere legislativo e in definitiva la maggiore capacità decisionale.

Salvini ha saltato entrambi i Consigli Ministri Ue in cui si parlava di immigrazione

Salvini ha saltato entrambi i Consigli Ministri Ue in cui si parlava di immigrazione

Lo fa notare Federico Fubini oggi sul Corriere della Sera, che prende atto di come i nostri ministri abbiano molto spesso trascurato di presentarsi ai Consigli, mandando funzionari o rappresentanti di secondo livello, rinunciando in concreto alla possibilità di incidere anche quando le decisioni riguardavano questioni importanti per la vita dei cittadini italiani.

 l’Europa vive di decisioni che toccano la vita dei cittadini sull’energia, agricoltura o industria. E dopo quasi otto mesi di governo, è possibile misurare quanto gli esponenti italiani abbiano cercato davvero di «cambiare l’Europa». Un modo per farlo è infatti partecipare alle riunioni dei Consigli dei ministri Ue dove si votano le leggi. […] Le aree più importanti sono Giustizia, Interno, Competitività, Occupazione, Trasporti, Energia, Esteri, Telecomunicazioni, Affari generali, Economia-Finanza, Agricoltura, Ambiente e Commercio. I Consigli Ue formali in queste aree si sono riuniti 42 volte da metà 2018. Per Parigi e Madrid il titolare di settore era presente nel 76,2% dei casi; per Berlino nel 71,4% e per l’Italia nel 66,6%. Per i governi di Roma questi sono dati storicamente fisiologici di «assenteismo» da Bruxelles. Per questo esecutivo si spiegano in particolare anche per alcune assenze: Salvini (Interno) è mancato due volte su due a Consigli dedicati ai controlli delle frontiere della Ue per fronteggiare l’emergenza migratoria; e Di Maio (Occupazione, Energia, Tlc, Competitività) è mancato tre volte su cinque, incluse discussioni sul gas dalla Russia o sul digitale. Di solito supplisce il ministro per gli Affari europei, ma Savona non risulta presente mai; e, almeno dai registri Ue, il suo vice Barra Caracciolo solo una volta su 42.

 

(clicca qui per vedere l’editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera)

 

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grillo grida
Italia / Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Oxford vs Grillo, una sconfitta intellettuale

Beppe Grillo si è presentato agli studenti di Oxford bendato, dicendo di “non voler vedere questa Uk, imprigionata dalle discussioni su Brexit in una finta democrazia”, ma si è poi trovato ricoperto di contestazioni e insulti, specie dagli studenti italiani, che pare siano stati gli unici ad avergli rivolto domande.

 

La stampa non era presente, ma in base al racconto degli studenti  pare che Grillo, notando che il clima gli era ostile, abbia finito per litigare apertamente con i ragazzi che partecipavano al dibattito. grillo a oxford

Secondo Cristian Trovato, presidente della Oxford University Italian Society,  Grillo è stato travolto da gridi di disapprovazione, fischi e urla del tipo «Buffone hai enormi responsabilità.

Cristian Trovato sui suoi profili social precisa che: “Grillo Ha litigato con tutti gli studenti che gli hanno fatto domande, addirittura sfottendo «Cosa volete? Avete lasciato il vostro Paese» e non rispondendo nei fatti a nessuna domanda”.  Gli italiani avrebbero attivamente preso parte al confronto, mentre gli stranieri si sarebbero limitati ad ascoltare ma sarebbero rimasti scioccati dalle risposte del politico italiano e dal suo atteggiamento.

 

Molto efficace il commento alla trasferta inglese di Grillo di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera.

Per Gramellini la contrapposizione tra Oxford e Beppe Grillo non è solo politica ma rappresenta la totale antitesi tra chi cerca l’eccellenza e chi la considera quasi una colpa, tra chi aspira alla scienza come forma di verità e chi la contesta a prescindere:

L’università inglese evoca divise immacolate e dizionari rilegati in pelle […] il pensiero implacabile di Duns Scoto, grande maestro di logica: quanto di meno familiare a un discorso di Grillo. Il cui nome richiama l’improvvisazione di talento e l’illusione, alimentata dai rivoluzionari di ogni epoca, che si possa cambiare il mondo cambiando il mondo anziché se stessi. Uno strano derby, che forse non si sarebbe neanche dovuto giocare e che Grillo ha perso in trasferta, presentandosi agli studenti con una benda sugli occhi, come la valletta di un mago, e congedandosi da loro in una scia di fischi delusi e impietosi.

Non che i giovanotti oxfordiani si aspettassero l’aplomb di un Draghi o il mimetismo di un Salvini, […] Si sarebbero accontentati di un po’ di educazione. Quella consuetudine ipocrita che preserva i suoi frequentatori dal rischio di offendere chi li ascolta. Pare che Grillo abbia raggiunto il culmine quando, rifiutandosi di rispondere nel merito alle domande degli universitari italiani, ha rinfacciato loro di avere lasciato il nostro Paese. Il guaio non è che lo hanno lasciato. Il guaio è che non ci torneranno, finché l’opinione maggioritaria di cui Grillo è portavoce considererà qualsiasi forma di apertura mentale un privilegio e una colpa.

(clicca qui per leggere il commento integrale di Gramellini sul Corriere della Sera)

 

 

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hopper pompe di benzina
Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Pressione fiscale in aumento, il resto sono chiacchiere

Il discorso di fine anno di Mattarella, le polemiche tra puristi M5S e e Governo sulle trivellazioni in Puglia, l’ennesimo scontro tra Salvini e l’Europa per lo sbarco di alcune decine di immigrati… sono tutte chiacchiere che servono a riempire le pagine dei giornali.

L’Istat invece ha iniziato l’anno rendendo pubblici alcuni numeri preoccupanti e registrando in particolare che nel terzo trimestre del 2018 la pressione fiscale ha avuto un ulteriore aumento, salendo al livello di 40,4% del PIL.

Anche le spese correnti dell’Amministrazione Pubblica nello stesso periodo offrono un dato terrificante, essendo in aumento del 3% in più rispetto allo stesso periodo del 2017.

Il terzo trimestre del 2018 è importante poiché rappresenta il primo risultato della gestione dell’attuale Governo.

Aumento degli introiti fiscali e crescita delle spese correnti della Pubblica Amministrazione quindi, in attesa della forzatura dell’indebitamente già programmata per i prossimi anni.

Le conseguenze per le famiglie sono spiegate con cruda chiarezza nel commento dell’Istat in calce alle tabelle: “il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. A fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi pari allo 0,3%, il potere d’acquisto è diminuito dello 0,2%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, calcolata come rapporto percentuale tra il risparmio
lordo e il reddito disponibile lordo corretto per tener conto della variazione dei diritti netti delle famiglie sulle
riserve tecniche dei fondi pensione, nel terzo trimestre 2018 è stata pari all’8,3% (-0,2 punti percentuali
rispetto al trimestre precedente)

A fronte di un lieve aumento del reddito lordo, il potere d’acquisto delle famiglie è calato, come anche la propensione al risparmio, confermando il trend autodistruttivo di questo Paese e la forza della spirale fiscale che riduce in modo costante e progressivo la ricchezza disponibile delle famiglie.

L’attuale Governo, definito di rottura e senz’altro capace di innescare polemiche di grande portata, pare mantenere la barra dritta verso la stessa direzione intrapresa dai precedenti: un lento e costante impoverimento, in modo che non ci si faccia caso, un cammino senza scossoni troppo evidenti, ma incessante, verso la mediocrità.

Viene dunque da dare ragione a Michele Boldrin, che nel criticare il discorso di fine anno di Mattarella ha detto:

Peccato che Mattarella non abbia detto una cosa concreta che fosse una e non abbia attribuito neanche mezza responsabilità ad una qualche istituzione, governo, gruppo politico o di interesse dotati di nome e cognome. Una lunga lista di difetti, limiti, guai e problemi, tutti privi di un qualsiasi responsabile; tutti, evidentemente, prodotti della divina cattiveria. Il problema italiano, in un certo senso, sta tutto lì: nell’incapacità nazionale di chiamare i problemi con il loro nome e nell’indicarne esplicitamente sia le cause che i responsabili. Senza questo esercizio diagnostico preliminare non sarà mai possibile rimuovere i responsabili delle cause, tanto meno rimpiazzarli con persone che abbiano sia competenze che approccio adeguati al problema. La conseguenza di questo “voemose ben” generalizzato è il dominio della mediocrità perché la mediocrità è maggioritaria.

(clicca qui per leggere l’articolo di Boldrin su Linkiesta)

 

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laboratorio cinese
Italia / Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Nel 1980 il Marocco era 5 volte più ricco della Cina…

Il mondo cambia talmente velocemente che confrontando la ricchezza pro capite del 1980 con quella del 2018 emergono sconvolgimenti totali e si nota che alcuni paesi che erano poverissimi hanno risalito la china al punto da divenire leader della scena mondiale, mentre altri sono rimasti dove stavano.

 

LE GERARCHIE MONDIALI STRAVOLTE IN MENO DI 40 ANNI

Un interessante articolo del medico e pensatore francese Laurent Alexandre mette in evidenza come l’elemento in comune di tutti gli stati che sono balzi in avanti non sia né la stabilità politica, né la presenza di risorse naturali; ciò che ha fatto avanzare i paesi in crescita sono stati gli investimenti in ricerca, innovazione, l’istruzione e l’intelligenza artificiale.

Il Marocco viene preso come pietra di paragone perché è un regno stabile e governato da un elite relativamente moderata e considerata capace di una buona amministrazione.

Ebbene il Marocco nel 1980 aveva un Pil procapite di  1075 dollari a testa, mentre la Cina era 5 volte più debole, 195 dollari. Non occorre precisare che ad oggi il Marocco è rimasto un paese povero, mentre la Cina ha assunto una posizione di leadership mondiale, in termini di Pil procapite la Cina supera tranquillamente gli 8.000 dollari, mentre il Marocco si ferma attorno ai 3.000.

La Corea del Sud nel 1960 aveva una povertà paragonabile a quella degli stati dell’Africa subsahariana, nel 1970 ha “raggiunto” il Marocco di cui ora è 10 volte più forte.

Il Venezuela nel 1970 aveva un Pil procapite superiore a Singapore, ora a Caracas con lo stipendio mensile si compra mezzo chilo di carne, mentre Singapore è relativamente più ricco della Francia.

Cosa hanno dimenticato di fare Venezuela e Marocco, secondo l’analisi del pensatore francese? Proprio di investire in istruzione e ricerca.

 

IL CAPITALISMO COGNITIVO NELL’ERA DELL’INFORMAZIONE

Secondo Alexandre, a sovvertire in tal modo la gerarchia delle nazioni è stata la capacità dei paesi asiatici di migliorare le proprie scuole e di investire in ricerca. Si tratta del cosiddetto Capitalismo Cognitivo, che si misura, prima che in dollari, in conoscenza e istruzione e che determina come conseguenza inevitabile anche il primato economico.

I paesi europei, specie quelli dell’area mediterranea, continuano a sottovalutare gli investimenti in ricerca, ad esempio in Italia questi costituiscono circa l’1% del Pil, mentre in Corea del Sud arrivano al 5%. Per fare un raffronto, la Francia arriva al 2,2%, inferiore al dato asiatico, ma oltre doppio rispetto all’Italia. Questi dati sono preoccupanti poiché tendono ad anticipare di qualche anno il risultato economico. Eppure nell’agenda dell’attuale governo, ricerca e innovazione non sono certo le priorità.

L’Italia ha un Pil procapite (dati Ifm 2016) di 30.000 dollari , contro gli 8.000 abbondanti della Cina, quindi siamo ancora 4 volte relativamente più ricchi…  Tra 30 anni saremo noi il Marocco di un articolo simile a questo?
Laurent-Alexandre

Per evitare di diventare i perdenti del Capitalismo Cognitivo, dovremo iniziare a dare maggiore considerazione a ricercatori, ingegneri e insegnanti

(per leggere l’articolo di Laurent Alexandre, in francese, clicca qui)

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