I governanti italiani sono per lo più dei viscidi politicanti, che mai hanno avuto un lavoro se non dalla politica e che si trovano a comandare un Paese di 60 milioni di persone, quando l’unica cosa che sanno fare è (forse) arrivare al vertice di un partito. Il problema non riguarda tutti i paesi e la differenza talvolta salta all’occhio.
Oggi 21 marzo, nella giornata internazionale contro la discriminazione razziale, mi piace ricordare quanto accadde a Little Rock, Arkansas, nel 1957 e che vide protagonisti nove coraggiosi studenti neri che si iscrissero al migliore liceo della città ma dovettero fronteggiare l’opposizione del governatore dell’Arkansas e di una larga fetta razzista della popolazione che non voleva che i neri andassero alla scuola dei bianchi, nonostante la Corte Suprema avesse statuito che tali barriere a scuola fossero illegittime.
La storia ha avuto un lieto fine perché di fronte all’epocale scontro, il presidente degli Stati Uniti dell’epoca non era un vile politicante come i nostri, ma tale Dwight Eisenhower, già eroe della Seconda Guerra Mondiale, il quale non esitò a mandare l’esercito federale, anzi la 101st Airborne, ovvero la sua divisione preferita, composta dai fedelissimi che si erano distinti durante lo sbarco in Normandia, a risolvere la questione e a dare agli studenti neri una scorta armata fino ai denti per farli entrare a scuola.
Lo scenario è quello della fine degli anni ’50, quando negli Stati Uniti esisteva ancora una vera e propria segregazione tra bianchi e neri, che coinvolgeva anche gli aspetti della vita quotidiana, quali ad esempio la divisione nel trasporto pubblico, con autobus dedicati o, nelle città piccole, posti riservati dietro per i neri e per bianchi davanti. Una storica sentenza della Corte Suprema del 1954 (Brown v. Board of Education) statuì che non era legittima la discriminazione scolastica tra bianchi e neri e che pertanto le scuole dovevano essere aperte senza limiti di razza. Il cambiamento non avvenne istantaneamente e specie negli stati più arretrati come l’Arkansas dovette affrontare delle resistenze enormi.
Fu lo stesso governatore dello Stato, tale Orval Faubus, a farsi portavoce delle istanze più retrive della sua popolazione e quando nove eccellenti studenti neri (6 ragazze e 3 ragazzi) si iscrissero al migliore liceo della città, fino ad allora riservato ai bianchi, fu lui stesso a impedirlo.
Il governatore si difese dinnanzi alle accuse di contravvenire alla Corte Suprema Federale dicendo che egli agiva semplicemente per ordine pubblico, poiché le proteste di migliaia di cittadini contro la “novità” erano tali che l’unica soluzione per non avere tumulti era impedire ai ragazzi neri di accedere alla scuola.
Le manifestazione razziste ci furono e Faubus non fece nulla per contrastarle, anzi impiegò la Guardia Nazionale dell’Arkansas per impedire ai ragazzi neri di accedere a scuola, in piena violazione delle norme federali.
Eisenhower non ascoltò le giustificazioni del governatore dell’Arkansas, né volle intimidirsi di fronte ai facinorosi cittadini di Little Rock, pronti ad aggredire fisicamente come belve i nove brillanti studenti che volevano semplicemente recarsi alla scuola a cui erano iscritti.
Il pluridecorato generale prese una decisione da vero Presidente e la mattina del 24 settembre 1957 non meno di mille soldati della 101st Airborn Division erano schierati e armati di tutto punto nella cittadina dell’Arkansas per consentire senza discussione ai nove ragazzi neri di accedere al liceo, che ci provassero i razzisti di Little Rock o le truppe nazionali di Faubus a mettersi contro alla Giustizia federale degli Stati Uniti!!!
Il governatore Faubus dovette tacere e subire, anzi, di lì a poco la Guardia Nazionale che egli aveva inizialmente usato in modo sbagliato, gli venne tolta poiché Eisenhower la federalizzò ponendola sotto il suo comando.
Non fu facile per quei nove studenti portare a termine gli studi liceali, perchè la scorta armata non poteva ovviamente aiutarli dentro le aule, nei difficili rapporti con gli altri ragazzi e con alcuni degli insegnanti, ma 8 di loro ottennero in seguito una laurea e riuscirono ad avere un certo successo nella vita e tutti loro sono rimasti della storia degli Stati Uniti come dei pionieri dell’eguaglianza del diritto allo studio. Loro ci riuscirono e furono i primi di molti altri. Il cambiamento, anche se giusto, chiede un prezzo.
Gli Stati Uniti hanno una storia e una cultura che ben conosciamo, se non dai libri almeno dai film, ed è noto che, nel bene e nel male, faccia parte della loro cultura “mandare la cavalleria” a risolvere le questioni più importanti.
A Little Rock una mirabile sentenza della Corte Suprema veniva combattuta dal razzismo, dalla bassezza, dal pregiudizio e dal governatore di uno Stato munito della sua Guardia Nazionale, ebbene Eisenhower non esitò a mandare la cavalleria, o meglio, fuori di metafora, ad inviare la propria divisione militare più fedele per far trionfare la giustizia e abbattere le barriere di un’ignobile segregazione.
Un vero Presidente prende le giuste decisioni e ha il coraggio di farle rispettare anche se chi si oppone mostra i muscoli. La politica è mediazione, ma in certi momenti serve la cavalleria.
Siamo in un momento storico in cui il coraggio di mandare la cavalleria servirebbe disperatamente anche in Italia, in termini di riforme strutturali. Si continua invece a limare, a tentare di vivacchiare e a far finta di niente di fronte al declino, fingendo che sia una crisi temporanea.
I nostri politicanti non sono in grado di guidare una rinascita, nemmeno di frenare la discesa, ci vorrebbe il coraggio di un Eisenhower, ma quello non ce l’hanno più nemmeno negli Stati Uniti, figuriamoci da noi!

Dwight D. Eisenhower, prima di essere Presidente fu un eroe di guerra e protagonista della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, non un politicante come i nostri

Opera di Jacob Lawrence