In Danimarca stanno per entrare in vigore nuove norme con lo scopo di favorire l’integrazione nella società nordica dei bambini nati nei ghetti delle città danesi, abitati per lo più da immigrati di fede islamica.
Il piano per l’eliminazione delle differenze sociali dei ghetti danesi è suddiviso in 22 proposte del Governo, alcune delle quali già approvate dal Parlamento. Tra queste l’obbligo per i genitori di fare stare fuori casa i bambini dall’età di 1 anno per almeno 25 ore alla settimana, di fatto mandandoli all’asilo nido pubblico dove verranno insegnate la lingua danese ma soprattutto la cultura e i valori del Paese.
Contravvenire tale obbligo impedirà alle famiglie di usufruire dell’efficiente welfare locale.
Una delle proposte prevede addirittura il carcere per i genitori che obbligheranno i bambini a lunghi periodi di soggiorno all’estero, se questi avranno lo scopo di rieducare i ragazzi alla cultura estera di provenienza, rovinando quindi l’educazione “danese” impartita dallo Stato.
Queste leggi saranno applicate solo ai residente delle 25 aree definite “ghetto”, ovvero le aree urbane con i maggiori tassi di disoccupazione e povertà, dove prevalgono i cittadini di origina straniera, i quartieri che fossero in Francia verrebbero chiamati banlieues. Gli altri danesi potranno invece decidere liberamente se tenere in casa i figli fino all’età scolare.

La Sirenetta, uno dei simboli di Copenaghen
Posto che in Italia una simile legge sarebbe palesemente anticostituzionale, come minimo poiché discriminatoria contro chi abita in determinati quartieri, il dibattito su una simile proposta può fornire spunti interessanti.
Si tratta di una legge discriminatoria e culturalmente violenta?
Questa è ad esempio la tesi sostenuta da The Guardian (clicca qui per vedere l’articolo) oppure:
alla lunga aiuterà i cittadini di origine straniera a meglio integrarsi nel Paese?
Al di là dell’innegabile fatto che una simile riforma nasca sull’ondata anti straniera cui si assiste un po’ in tutta l’Europa, l’interrogativo che rimane aperto è il seguente:
una legge come questa può costituire una reazione concreta al fallimento dei modelli di integrazione passati?
Sebbene più aperti e democratici, i modelli europei di integrazione si sono rivelati fallimentari, pur ispirati in teoria dalla parità di trattamento hanno portato alla proliferazione dei ghetti stessi, allo scatenarsi di episodi di terrorismo e a una diffusa emarginazione anche delle seconde e terze generazione di immigrati.
Una discussione seria sul tema sarebbe d’obbligo anche in Italia, senza assolutamente copiare i danesi nel merito, ma quanto meno riuscendo ad entrare nell’ottica che l’immigrazione non è un’emergenza momentanea, ma un fenomeno perdurante nel tempo e quindi da trattare in prospettiva anche futura.
Il Cavaliere Blu