Un triste primato contraddistingue l’Italia secondo lo studio Eurostat: avere il numero più in alto assoluto in Europa di persone povere: 10,5 milioni sono infatti coloro che nel nostro Paesi si trovano in stato di “deprivazione economica”, secondo alcuni parametri stabiliti dall’istituto di statistica europei quali ad esempio: difficoltà a fare un pasto proteico ogni due giorni, sostenere spese impreviste, riscaldare a sufficienza la casa, pagare in tempo l’affitto e comprarsi un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi, poter fare una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet, un’uscita al mese con gli amici.
Il primato italiano è ovviamente dovuto anche all’elevato numero di abitanti totali, poichè il secondo paese in classifica, la Romania, con 9,8 milioni di indigenti, ha una percentuale molto più alta rispetto alla popolazione.
Infatti, se invece dei numeri assoluti si guardano le percentuali, la classifica cambia. I Paesi europei con le maggiori quote di cittadini deprivati sono Romania, con il 49,7%, Bulgaria (48%), Grecia (36%), Ungheria (32%) e Lituania (29%). I Paesi nordici sono quelli che stanno meglio. La percentuale di indigenti sulla popolazione è solo del 3% in Svezia, del 4% in Finlandia e del 5% in Lussemburgo e del 6% in Danimarca
Tuttavia il dato è preoccupante soprattutto per il trend peggiorativo in atto.
La povertà in Italia è aumentata esponenzialmente dopo la crisi finanziaria: tra 2007 e 2008 i poveri assoluti (ovvero chi non è in grado di acquistare nemmeno i servizi essenziali all’esistenza) sono saliti di 400mila unità, a 2,1 milioni, e i poveri relativi sono aumentati altrettanto, a 6,5 milioni. Dati confermati anche dall’istituto di statistica italiano, l’Istat.
Fino al 2012 l’incremento è stato lento e costante: i poveri assoluti sono diventati 2,3 milioni nel 2009, 2,47 milioni nel 2010, 2,65 nel 2011, addirittura 3,5 nel 2012 (la crisi ha iniziato a falcidiare i posti di lavoro), 4,4 nel 2013. L’incidenza della povertà assoluta sulla popolazione italiana è passata di conseguenza dal 2,9% del 2006 al 7,9% del 2016.
Sempre stando ai dati Istat, ben 18 milioni di italiani sono a rischio povertà o esclusione. Si tratta del 30% della popolazione, in salita rispetto al 2015 mentre a livello Ue la percentuale è diminuita dal 23,8 al 23,5%. E’ l’effetto, secondo l’istituto di statistica, di un aumento della disuguaglianza: il quinto più ricco della popolazione ha visto crescere i propri redditi molto più di quelli della parte più povera. Il rischio povertà in Italia è “molto superiore”, ha segnalato l’Istat, “a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e di poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%)”.