Gli italiani facilitano i cattivi politici e i pessimi governi perché hanno poca memoria. Secondo Sergio Rizzo, la tendenza a dimenticare del nostro popolo è stata aggravata in modo sistematico dalla distruzione della storia come materia di studio, messa in atto dagli ultimi ministri dell’Istruzione.
Se c’era un piano per eliminare la storia dai banchi di scuola, dice Rizzo nell’editoriale pubblicato sulla Repubblica, il progetto sta funzionando tragicamente bene e con gravi conseguenze, perché non c’è modo migliore per distruggere un paese, che distruggerne la storia, la memoria collettiva.
Dalla Moratti, al ministro senza diploma Fedele, al ministro insegnante di educazione fisica Bussetti, Sergio Rizzo vede una tragica linea di continuità, con la storia che va sempre più a fondo, relegata a poche ore, eliminata dai temi di maturità, quasi cancellata dalle università (solo 20 iscritti in Italia alla laurea specialistica in Storia Contemporanea).
La storia è stata eliminata dalle scuola a favore di materie più utili, pratiche o “moderne”, si chiede Sergio Rizzo?
In realtà no, e i dati Ocse sulla capacità degli studenti italiani sono impietose: i più recenti test Pisa (Program for international student assessment) rivelano che, dal 2006 i ragazzi italiani non hanno mostrato alcun progresso, e che addirittura il 20 per cento di chi frequenta la seconda classe della media superiore è incapace di ottenere un livello minimo di competenza nella lettura e comprensione di un testo.
Se vuoi distruggere un Paese, per prima cosa devi distruggere la sua storia. Perché senza la storia un Paese non è niente. Semplicemente, non esiste. In Italia l’operazione “Distruzione della storia” va avanti da molto tempo. Nei decenni si sono diligentemente applicati alla fucilazione della nostra memoria plotoni di ministri dell’Istruzione
La rimozione dello studio della storia segue una pratica che accomuna gli studenti ad una buona parte della società, dimenticare il passato per volgersi al futuro può sembrare moderno, in realtà cancella la memoria e senza di questa una collettività perde la propria identità e soprattutto la capacità di reagire di fronte all’incedere dell’ignoranza e del ripetersi degli errori del passato.