Quando la casta e il sopruso evidente ritorna.

La cosidetta legge severino emanata sulla base del decreto legislativo 235/12 legge dello stato non viene applicata in parlamento.
E’ questo quanto è accaduto sul caso del senatore Minzolini

La legge dice che coloro che hanno riportato condanne passate in giudicato per delitti con pena superiore a 2 anni per reati commessi da pubblici ufficiali contro l’amministrazione non possono candidarsi e se sono in carica decadono.

Sulla sopravvenuta decadenza sempre la legge stabilisce che la decide la camera di appartenenza.
Detta espressione è un’evidente questione di diritto ovvero, in questo caso, i senatori non sono chiamati a pronunciarsi se è giusta o meno la sanzione e cioè se i giudici hanno fatto un buone lavoro.
Essi debbono solo verificare che è sopravvenuta l’ineleggibilità per aver riportato la condanna dei sopraddetti termini passata in giudicato e quindi dichiarare decaduto l’onorevole.
Ora i senatori della Repubblica Italiana non hanno rispettato la legge nonostante essa sia chiarissima.
Siccome non si può pensare che questi non la conoscessero bisogna concludere che si tratta di una eversione parlamentare al sistema
Ovvero, gli stessi componenti di questo sistema violano a piacere le leggi dello stato anche nell’esercizio delle loro espressioni tipiche.
E siccome la violazione va di fatto a vantaggio di uno di loro (in questa sede non si vuole andare a verificare il perché ma solo il fenomeno) non si può non pensare che singolarmente o come gruppo essi si sentano di andare a piacimento “sopra la legge”.
Di certo non si può neppure pensare che i senatori pensassero di poter giudicare un controllo giudiziale e non una mera verifica formale.
In sostanza non convincono e sono facilmente smascherati coloro che riferiscono che il senato poteva entrare nel merito e valutare l’opportunità della decadenza, per esempio rilevando che sarebbe ingiusto non tenere in considerazione che in primo grado il senatore è stato assolto e successivamente condannato ingiustamente in appello e cassazione
Per non dire di coloro che hanno riferito di un presunto fumus persecutionis che evidentemente non può verificarsi in una ipotesi di sentenza passata in giudicato.
Nel fumus persecuzionis l’azione dell’autorità giudiziaria è ancora in corso e sorge il dubbio che sia orientata contro qualcuno magari per questioni politiche.
In conclusione un altro “obbrobio” un’altra “beffa” per i cittadini comuni, un’altra manifestazione di cosa la “casta” politico parlamentare può fare per piegare, a suo vantaggio, la legge e la giustizia.