Si avvicinano le Elezioni Europee e i ministri “sovranisti” italiani non celano l’ambizione di un successo elettorale che consenta loro di cambiare l’UE da dentro.
I fatti paiono però dimostrare che i nostri Ministri ignorino il funzionamento dell’UE e dei suoi organi di governo.
Forse non sanno che per muovere il cambiamento all’interno dell’UE, più che il Parlamento che verrà eletto a maggio, contano i Consigli dei Ministri UE, cui spetta il potere legislativo e in definitiva la maggiore capacità decisionale.

Salvini ha saltato entrambi i Consigli Ministri Ue in cui si parlava di immigrazione
Lo fa notare Federico Fubini oggi sul Corriere della Sera, che prende atto di come i nostri ministri abbiano molto spesso trascurato di presentarsi ai Consigli, mandando funzionari o rappresentanti di secondo livello, rinunciando in concreto alla possibilità di incidere anche quando le decisioni riguardavano questioni importanti per la vita dei cittadini italiani.
l’Europa vive di decisioni che toccano la vita dei cittadini sull’energia, agricoltura o industria. E dopo quasi otto mesi di governo, è possibile misurare quanto gli esponenti italiani abbiano cercato davvero di «cambiare l’Europa». Un modo per farlo è infatti partecipare alle riunioni dei Consigli dei ministri Ue dove si votano le leggi. […] Le aree più importanti sono Giustizia, Interno, Competitività, Occupazione, Trasporti, Energia, Esteri, Telecomunicazioni, Affari generali, Economia-Finanza, Agricoltura, Ambiente e Commercio. I Consigli Ue formali in queste aree si sono riuniti 42 volte da metà 2018. Per Parigi e Madrid il titolare di settore era presente nel 76,2% dei casi; per Berlino nel 71,4% e per l’Italia nel 66,6%. Per i governi di Roma questi sono dati storicamente fisiologici di «assenteismo» da Bruxelles. Per questo esecutivo si spiegano in particolare anche per alcune assenze: Salvini (Interno) è mancato due volte su due a Consigli dedicati ai controlli delle frontiere della Ue per fronteggiare l’emergenza migratoria; e Di Maio (Occupazione, Energia, Tlc, Competitività) è mancato tre volte su cinque, incluse discussioni sul gas dalla Russia o sul digitale. Di solito supplisce il ministro per gli Affari europei, ma Savona non risulta presente mai; e, almeno dai registri Ue, il suo vice Barra Caracciolo solo una volta su 42.
(clicca qui per vedere l’editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera)