Un semplice elettricista che lavora al parlamento guadagna più del meglio pagato consigliere della Casa Bianca…
Dal primo gennaio 2018 è terminato il periodo di purgatorio che durava dal 2014 e che prevedeva un tetto salariale di 240.000 euro l’anni per i dipendenti di Parlamento e Senato. La norma provvisoria avrebbe dovuto divenire permanente, ma un po’ la caduta del governo Renzi che l’aveva voluta, un po’ i vari ricorsi e la solita tendenza della magistratura a difendere il principio conservativo del cosiddetto “diritto acquisito” hanno fatto crollare la diga, così ora i dipendenti più anziani di Camera e Senato possono tranquillamente superare i 350.000 euro l’anno di stipendio.
Il confronto con i dipendenti della Casa Bianca è imbarazzante, il tetto salariale a Washington è fissato in una cifra di circa 150.00 euro al cambio attuale; a Roma invece ecco le cifre (comunicati ufficialmente dalla Camera dei Deputati) degli stipendi annui massimi effettivamente percepiti:
- un segretario parlamentare, stipendi fino a 156.000 euro annui
- un documentarista/tecnico/ragioniere, stipendi fino a 237.000 euro
- un collaboratore tecnico, stipendio fino a 152.000 euro
- un consigliere parlamentare/un traduttore fino a 358.000 euro annui
Sono cifre esagerate e paiono un tantino ridicole le difese dei sindacati del settore, che sottolineano l’elevata qualificazione di tali dipendenti.
Come aveva già notato il commissario (pro tempore…) alla spending review Carlo Cottarelli, gli stipendi dei vertici pubblici italiani sono più tra i più alti in Europa, nettamente più elevati di paesi anche più ricchi del nostro, come la Francia, la Germania, il Regno Unito e appunto gli Stati Uniti.
Rimane poi difficile pensare che i dipendenti delle Camere siano i migliori del settore, molto più facile, purtroppo, che siano semplicemente quelli più “vicini” a chi in Senato e Parlamento comanda…
La caduta del tetto salariale è quindi avvenuta nel silenzio generale, con buona pace di ogni tentativo di spending review e in totale spregio alla decenza.