Transparenza / Meritocrazia

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Italia

La buia alba del populismo al governo

Se dunque è calata la notte sulle élite politiche dei partiti, il regime populista esce dalla notte insonne della protesta con un’alba ancora carica di luce buia”  L’analisi di Carlo Carboni, pubblicata sul Sole 24 Ore, chiude con una metafora che descrive in modo impietoso lo stallo politico e culturale italiano.

L’editoriale del professor Carboni ripercorre la crisi della democrazia italiana, evidenziando l’ineluttabile destino della cosiddetta Seconda Repubblica,

In assenza di contenuti di destra e di sinistra sui quali contendere e con una politica sfiduciata dai cittadini, è salito in superficie il vuoto pneumatico tra “popolo” e un’élite democratica senza autorevolezza, un ossimoro in implosione

Renzi era apparso come un elemento di rottura nel distacco totale tra la minoranza dei rappresentanti e la maggioranza dei rappresentati, tuttavia l’ex Segretario Pd aveva solo ritardato l’inevitabile e sulla scena italiana non era stato altro che una meteora.

Carboni, già autore del libro “L’implosione delle Elites” (clicca qui per vederne l’articolo sul libro dell’Huffington Post), sottolinea come l’attuale stallo che sta vivendo l’azione di governo non sia solo dovuta al delicato equilibrio politico dell’alleanza tra Salvini e Di Maio ma soprattutto al realizzarsi di un situazione nuova: una maggioranza populista o di protesta che si trova nell’inattesa posizione di dover governare.

Della democrazia populista sappiamo poco. Conosciamo i contenuti destabilizzanti della protesta populista (…) Sappiamo che il populismo colma il collasso dell’onda, la risacca, delle élite democratiche in crisi, proponendo leader, come Salvini e Di Maio, capaci di mirare direttamente la pancia del popolo. (…) al governo, essi stessi, per colmare l’inesperienza, copiano prassi inveterate e le vecchie élite, che avevano finora criticato. Ripropongono quell’aporia che è nella democrazia rappresentativa, per cui è sempre la minoranza a governare la maggioranza. Nel prossimo futuro, assisteremo non più al pericoloso teatrino del conflitto tra élite e popolo, ma a un probabile braccio di ferro tra i leader populisti e poi, forse, con le nuove élite democratiche, se sapranno rigenerarsi a sinistra e a destra.

Il pessimismo di Carboni trae conferma anche dal perseverare di inveterate e deleterie abitudini quali l’assenza di meritocrazia, se è vero che la fedeltà al capo porta all’incarico importante piuttosto che il merito e la competenza.

Le classi dirigenti politiche continuano a mancare sia per colpa delle strutture dei partiti, sia di quelli in ascesa come di quelli in declino, sia a causa della società dove mancano le condizioni culturali e morali affinché si formino tali figure.

La buia alba del populismo al governo, appunto.

(clicca qui per leggere l’intero articolo sul Sole24 Ore)

 

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pippo rizzo treno notturno in corsa
Regione Fvg

I treni regionali più cari d’Italia? In FVG…

Secondo un interessante studio condotto dal Comitato Pendolari Alto Friuli il servizio ferroviario regionale del Friuli Venezia Giulia è risultato il più costoso tra le regioni messe a paragone.

Il confronto è stato fatto tra percorsi di simile distanza ed è emersa una sensibile differenza sia per quanto concerne le corse singole, sia (ancora più rilevante per i pendolari) gli abbonamenti.

In Veneto il risparmio di un abbonamento per una tratta media rispetto al Friuli Venezia Giulia è del 23,24%  (in un anno il risparmio è di 282 €), in Emilia Romagna addirittura del 23,34%, in Toscana del 15%, in Abruzzo del 10,18% e in Campania del 7,02%.
Anche il costo della corsa semplice in FVG risulta tra le più care d’Italia, a parità di distanza, in Veneto si risparmia il 18,85% (7,10 € contro 8,75), in Lombardia il 16,57%, in Emilia Romagna il 16%, in Abruzzo il 24,57%, in Sicilia il 21,24% per arrivare al 40,57% della Campania. Un esempio: il biglietto Napoli-Avellino (km 81) costa 5,20 contro i 8,75 dell’Udine-Trieste (km 83).

Il Comitato non manca di notare che la Regione FVG è una delle poche che non ha ancora firmato il nuovo contratto di servizio sul trasporto ferroviario. A fine 2017 la Giunta Serracchiani ha deliberato la proroga tecnica del contratto di servizio con Trenitalia per gli anni 2018 e 2019 per complessivi 82,6 milioni di €.

stazione di Udine, una volta

stazione di Udine, una volta

Il contratto vigente risale al 2009 e quest’ultima risulta la terza proroga dopo quelle del 2012, 2015 e 2016.

Al di là delle tariffe, rimane comunque da sottolineare che la puntualità dei treni regionali risulta essere una delle più alte, avendo totalizzato un 94,7% di treni in orario nel 2017.

Volendo poi notare gli aspetti positivi, è facile constatare che la qualità del servizio, intesa come confort dei mezzi, igiene e sicurezza, è da considerarsi più che accettabile in Friuli Venezia Giulia, specie comparando il servizio locale con gli altri, ad esempio con la  Lombardia, che offre un servizio regionale degno del terzo mondo, non solo in termini di affollamento e puntualità, ma persino in termini di sicurezza come tristemente si è potuto constatare con la recente tragedia.

Per consultare l’intera indagine sulle tariffe, apparsa anche sul Messaggero Veneto, cliccare su questa scritta.

 

(immagine di anteprima: Pippo Rizzo “treno notturno in corsa”)

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ospedale stile quadro
Regione Fvg / Udine

L’ospedale di Udine è sottofinanziato, l’accusa dei medici

I sindacati dei medici denunciano la preoccupante situazione della sanità udinese, che risulta sottofinanziamenta, nonché penalizzata dalla mancanza di integrazione fra ospedale e università e dalle continue ristrutturazioni.

Le associazioni sindacali dei medici cercano quindi di attrarre sul problema l’attenzione dei presidenti dei gruppi consiliari e consiglieri della Regione, oltre al direttore aziendale Mauro Delendi, per discutere il futuro della sanità udinese, anche per poter rivalutare la riorganizzazione prodotta dalla riforma regionale.

I rappresentanti delle varie sigle sono concordi nel rimarcare la criticità della situazione,  Valtiero Fregonese di Anaao–Assomed e Marco Rojatti di Aaroi-Emac, hanno rilasciato le loro dichiarazioni in tal senso alla stampa negli scorsi giorni.

Nel frattempo non è stato ancora preparato l’atto aziendale per l’Usuiud (Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine), atteso da tempo dagli operatori del settore. Sulla questione i rappresentanti sindacali hanno sottoscritto un documento in cui richiedono formalmente di provvedere alla stesura di tale documento e di cui riportiamo un passaggio:

L’evidente cronico sottofinanziamento rispetto ad altre realtà regionali ha da sempre minato le basi di ogni programmazione  fondamentale per Udine è riconoscere il problema dell’integrazione tra ospedale e università, troppo spesso banalizzato nella semplice coesistenza dei cosiddetti “doppioni” da eliminare, mentre in altre realtà nazionali sono stati in realtà mantenuti e talora moltiplicati. L’integrazione è un percorso molto difficile, che necessita di essere costantemente monitorato con reciproco rispetto di ruoli e competenze (…) Purtroppo, negli anni  è stato dimostrato che il parere degli specialisti della Sanità raramente influenza le scelte regionali in ambito sanitario, per scarsa considerazione da parte della politica e dei quadri decisionali. Questo ha portato al malcontento e alla demotivazione delle componenti ospedaliera e sanitaria

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edward hopper rooms by the sea
Le stilettate degli Amici di Robin Ud

Digitalizzazione delle imprese, ancora molto da fare a Nord-Est

Eurosystem Spa e Nordest Servizi hanno organizzato a fine febbraio 2017 un interessante convegno a Treviso sul tema della digitalizzazione delle imprese, con particolare riferimento a quelle del Nord-Est, ma allargando la prospettiva anche su di un piano internazionale, poichè sull’argomento IT questo è di per sè inevitabile.

L’analisi dei relatori è iniziata dai settori sui quali concretamente sono previsti maggiori investimenti da parte delle aziende nel digitale, ovvero la gestione dei cosiddetti Big Data, connessa al bisogno di conservare dati sempre più grandi e di fruirli in movimento o in qualsiasi luogo, prescindendo dal possesso fisico degli stessi.

Un altro aspetto fondamentale, dove è prevista la crescita, è quello della sicurezza, la cui necessità è sempre maggiore, come dimostrano i continui eventi di cronaca, ben noti anche al grande pubblico, come i casi delle mail trafugate a Hillary Clinton o dei fratelli romani arrestati poichè trovati in possesso dei dati informatici di numerosi politici italiani.

Molto interessanti sono poi state alcune discussioni su tematiche generali, di cui riportiamo le più interessanti:

  1. Viene stimato che circa un milione di posti di lavoro in Italia siano attualmente vacanti nel settore IT per mancanza di competenze
  2. Secondo una previsione del World Economic Forum, il 65% dei bambini che nel 2016 hanno iniziato la prima elementare, andrà da grande a svolgere un lavoro che ancora non esiste

Se il secondo punto è frutto di un’interessante e qualificata previsione, tuttavia ancora ben da dimostrare, è invece allarmante il fatto che un numero così grande di posti di lavoro qualificato (e probabilmente ben pagato) rimanga vacante in un momento in cui l’elevata disoccupazione è uno dei problemi più gravi della nostra società.

Questi numeri dimostrano la nostra incapacità di capire le esigenze del mondo del lavoro e di orientare correttamente i giovani nei loro percorsi di studio o sono invece segno dell’indolenza dei giovani stessi, che preferiscono scegliere indirizzi più semplici e meno tecnici e alla fine si trovano incapaci di incontrare la domanda di lavoro che si concretizza?

 

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hopper new york office
Giordano Bruno / Blog

La proposta di Bill Gates: tassare i robot che lavorano al posto degli uomini

La provocatoria proposta di Bill Gates di tassare il lavoro dei robot come fosse quello degli uomini si inserisce nell’avanzato dibattito che coinvolge il tema dell’automazione del lavoro, con i vantaggi e gli svantaggi ad esso connessi.

“Se un lavoratore viene pagato 50.000 dollari – dice Bill Gates – paga allo Stato le tasse su quel reddito. Se il suo stesso lavoro viene compiuto da un robot, è giusto che le tasse vengano pagate in egual misura”

Un tale sistema potrebbe esistere e resistere solo se venisse in qualche modo applicato in tutto il mondo, in caso contrario infatti se la tassa sull’automazione venisse applicata solo da una nazione, le sue industrie ne verrebbero penalizzate oltremodo.

Tuttavia la provocazione di Bill Gates non è banale e va valutata tenendo anche presente da chi proviene.

Non è certo un tentativo di arginare il mare con le mani, non si tratta di mettere in competizione l’uomo e il robot oppure di trovare una forma di disincentivazione del lavoro automatizzato per difendere il lavoro manuale, questa sarebbe l’interpretazione banale di un populista da quattro soldi, di quelli che raccolgono i voti di protesta un po’ in tutto il mondo e talvolta riescono pure ad essere eletti.

No: Bill Gates prende in considerazione il fatto che il processo di automatizzazione di molti lavori è il destino inevitabile cui andiamo incontro. Non solo nell’industria in realtà, essendo soggetto al fenomeno anche una gran parte del lavoro casalingo o nel settore del commercio, come è già visibile nei supermercati con le casse automatiche o negli hotel con le colonnine automatiche per il check in, o il settore terziario, basta pensare all’home banking che elimina gli sportelli o alle prenotazioni dei viaggi sul web che sta chiudendo le agenzie di viaggio.

Cosa comporterà la diffusa automatizzazione?

Di buono che ci sarà maggiore efficienza, che molti servizi costeranno di meno e verranno eliminati molti mestieri pericolosi o debilitanti, ma tutto questo creerà una spiacevole conseguenza di cui si avverte sin d’ora drammaticamente l’alba:

un tasso di disoccupazione elevato a livelli mai conosciuti nella storia

La soluzione a cui hanno pensato molti grandi pensatori, tra cui appunto Bill Gates o Elon Musk, persone capaci di vedere il futuro in anticipo, è il cosiddetto reddito di cittadinanza universale, non pensato però come strumento di sussidio temporaneo, ma come stabile redistribuzione della maggiore efficienza economica dovuta al progresso tecnologico.

La teoria alla base di questa idea è che il progresso riesca a creare la risposta ai bisogni umani con minore sforzo, ma allo stesso tempo con minore bisogno del lavoro fisico o intellettuale degli uomini e che dunque anche a causa di questo genere di progresso la disoccupazione stia crescendo, non solo dunque per ragioni meramente economiche.

La soluzione alla crescente disoccupazione quindi potrà difficilmente essere creata mediante strumenti economici tradizionali, ma andrà ripensata la stessa struttura sociale e la redistribuzione del surplus di efficienza creato dall’automatizzazione.

Si pensa insomma ad un mondo in cui le persone non dovranno lavorare per sopravvivere, ma lavorare per avere di più, per dare sfogo alla propria energia e creatività, o per assecondare all’ambizione o far fronte alla noia.

Un mondo davvero così lontano o fantascientifico, oppure una realtà che si sta già materializzando e che rappresenta la vera sfida sociale e politica del futuro?

E. Hopper: " Room by the Sea "

E. Hopper: ” Room by the Sea “

 

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