La burocrazia in Italia costa alle imprese 33 miliardi l’anno e può annullare il 40% del profitto lordo di un piccolo imprenditore italiano.  Questi terribili numeri sono il risultato di uno studio condotto dall’Università di Trento per Rete Imprese Italia.

 

L’esito dell’indagine é spaventosa: ogni anno gli esercizi pubblici, dai bar ai ristoranti, spendono in media 11.124 euro per gli adempimenti burocratici, un costo ben superiore a quanto spendono in media altre micro e piccole imprese, 8mila euro.

Più nel dettaglio, le imprese che contano fino a 19 addetti appartenenti al commercio spendono 7.381 euro, le imprese che riguardano altri servizi 6.736 euro e quelle del manifatturiero 5.809 euro. Tra le grandi città la più oppressa è Napoli, con un costo annuo di 8.125 euro. A Roma il peso è di 8.028 euro, mentre a Milano scende a 7.562 euro. Sotto accusa, in particolare, il ritardo con cui lo Stato paga i fornitori.

 

«Bisogna riconoscere – ha spiegato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – che se i tempi medi di pagamento si sono sensibilmente ridotti negli ultimi anni, restano comunque eccedenti rispetto agli obiettivi concordati nelle sedi internazionali. Bisogna ridurli ancora e subito: non solo per metterci al pari con l’Europa, quanto piuttosto per il bene del nostro Paese e delle nostre imprese».

Lo studio mette in evidenza gli adempimenti più gravosi a carico delle imprese: la tracciabilità, la gestione delle paghe del personale e la contabilità in testa, ma anche i rapporti con il commercialista e le società di servizi e le relazioni con gli uffici dell’ente locale. Alla macchina burocratica viene imputata lentezza nei tempi di risposta e nel fornire aiuto per semplificare il rispetto degli adempimenti, l’impreparazione e il mancato aggiornamento degli addetti, la mancanza di comunicazione tra le varie amministrazioni e i call center spesso inefficienti.

 

L’eccesso di burocrazie, secondo Rete imprese Italia, finisce anche per generare un eccesso di evasione fiscale. Un fenomeno che avrebbe dovuto spingere il governo a tagliare le tasse. «Nella manovra – si è rammaricato Sangalli – sarebbero serviti più coraggio e determinazione soprattutto nella riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie». Nel quadro della ricerca della
semplificazione, Sangalli suggerisce di «accelerare il percorso di una sempre maggiore digitalizzazione fino ad arrivare, al più presto, al totale azzeramento dell’obbligo di tenere la documentazione cartacea nei rapporti tra amministrazioni e imprese».