Internet non funziona, lo dice il fondatore di Twitter
«The Internet is broken», Internet non funziona più, lo dice nientemeno che Evan Williams, uno dei creatori di Twitter.
La libertà di informazione estrema non ha portato ad un miglioramento della circolazione di idee e notizie, bensì ad un peggioramento e al fenomeno ormai vertiginoso delle fake news,nonchè al moltiplicarsi dei troll (sia umani che cibernetici) e all’accadimento di fatti gravissimi, come omicidi veri ripresi in diretta video per essere trasmessi su Facebook.
L’intervista rilasciata da Evan Williams al New York Times sancisce una sentenza definitiva, la conferma di un’idea pessimistica delle informazioni sul web che da tempo si stava diffondendo e che evidentemente non è più solo condivisa dagli scettici di internet, bensì da uno di coloro che ha concretamente sognato che lo sviluppo della rete avrebbe portato a ben più elevati scopi e risultati e che ora è costretto a rivedere decisamente le proprie ambizioni idealistiche.
Ecco il sunto del pensiero di Evan Williams:
«Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo. Internet premia gli estremi. Se vedi un incidente mentre stai guidando, ovviamente lo osservi: e tutti, intorno a te, lo fanno. Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti: e fa in modo che gli vengano forniti. l problema è che non tutti siamo persone perbene. Gli umani sono umani. Non è un caso che sulle porte delle nostre case ci siano serrature. E invece, Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema, online.
Trump ha detto che senza Twitter non sarebbe stato presidente? Se così fosse, mi spiace. Davvero.
La Silicon Valley si percepisce come Prometeo, che ha rubato il fuoco agli dèi e lo ha consegnato ai mortali. Quel che tendiamo a dimenticare è che Zeus se la prese così tanto con Prometeo che lo incatena a una roccia, così che gli uccelli potessero mangiarne le viscere in eterno. Qualcuno potrebbe ora dire che è quello che ci meriteremmo, per aver consegnato a Trump il potere dei tweet.
I sistemi basati sulla pubblicità, premiano inevitabilmente l’attenzione di molti utenti. Non possono premiare la risposta corretta. I sistemi pagati dai consumatori, invece, possono premiare il valore di un contenuto. La soluzione è una sola: le persone dovranno pagare per contenuti di qualità.
Credo che riusciremo a sistemare questa situazione ma il lavoro è appena cominciato. Vent’anni non sono un periodo troppo lungo, per modificare i meccanismi di funzionamento della società

Logo di Zipster, l’aggregatore di notizie
La necessità anche a livello locale di implementare i servizi di qualità è evidente, come dimostra il recente lancio di Zipster , piattaforma che funge da aggregatore di notizie, ma che soprattutto seleziona le notizia, eliminando le fake news.
Aumenta inoltre il numero di chi pensa che pagare a fronte del servizio sia normale e corretto nella vita digitale, come in quella reale e infatti servizi quali Spotify, uno dei principali fornitori di musica in streaming, incrementano il numero dei clienti abbonati, rispetto a chi accetta le limitazioni e le pubblicità della modalità gratuita.
I quotidiani nazionali italiani, dopo anni di servizi completamente gratuiti, cominciano a capire che per dare valore all’approfondimento professionale dei propri giornalisti e per poter mantenere un livello di informazione di buon livello e non limitato ai copia e incolla di poche righe dei dispacci delle agenzie, è necessario farsi pagare, il che significa prima di tutto farsi apprezzare.
La qualità si paga, questa è la verità, il resto sono sogni.
Una regola che vale anche per il web.

Evan Williams, uno dei fondatori di Twitter