Mario Draghi, ricevendo un PhD honoris causa alla Normale di Pisa, ha parlato dell’Euro e della Lira, ricordando ai nostalgici della moneta nazionale i problemi che questa aveva creato e sottolineando soprattutto che la rimpianta “età dell’oro” degli anni 80 fu di fatto ottenuta a carico delle generazioni future che ora ne stanno pagando le conseguenze. Ecco la sintesi del suo discorso.
Dal varo del sistema monetario europeo la lira fu svalutata sette volte, eppure la crescita della produttività fu inferiore a quella dell’euro a 12, la crescita del prodotto pressappoco la stessa, il tasso di occupazione ristagnò. Allo stesso tempo l’inflazione toccò cumulativamente il 223% contro il 126% dell’area euro a 12.
Alcuni paesi persero sia i benefici della flessibilità dei cambi che la sovranità della loro politica monetaria. I costi sociali furono altissimi, innescando un processo che si concluse con le crisi valutarie del ’92-’93
La possibilità di stampare moneta per finanziare il deficit non è stata usata neanche dai Paesi che fanno parte del mercato unico ma non sono parte dell’euro. Prima dell’euro le decisioni rilevanti di politica monetaria erano prese in Germania mentre oggi sono partecipate da tutti.
La storia italiana dimostra che il finanziamento monetario del debito pubblico non ha prodotto benefici nel lungo termine. Nei periodi in cui fu estensivamente praticato, come negli anni 70, il Paese dovette ricorrere ripetutamente alla svalutazione per mantenere un ritmo di crescita simile a quello degli altri partner europei; l’inflazione divenne insostenibile e il caro vita colpì i più vulnerabili.
La crescita degli anni 80 fu presa a prestito dal futuro, cioè grazie al debito lasciato sulle spalle delle future generazioni. La bassa crescita italiana è un fenomeno che ha inizio molti molti anni prima della nascita dell’euro, si tratta chiaramente di quello che noi chiamiamo un problema di offerta.
In vari Paesi i benefici che ci si attendevano dall’Unione monetaria non si sono ancora realizzati con la cultura della stabilità che avrebbe portato l’Unione economica e monetaria. Ma non era pensabile che a quei benefici si arrivasse solo dall’unione monetaria, occorreva e occorre fare di più per conseguire più crescita e occupazione.
Per porre i Paesi dell’euro al riparo dalle crisi occorre procedere quanto meno sul completamento dell’unione bancaria o su quello del bilancio comune con funzioni anti-crisi. ma l’inazione su entrambi i fronti è inaccettabile, accentua la fragilità del’unione monetaria proprio nei momenti di crisi e dunque la divergenza aumenta.
Nel resto del mondo il fascino di ricette e regimi illiberali si diffonde, a piccoli passi si rientra nella storia. E’ per questo che il nostro progetto europeo è oggi ancora più importante. E’ solo continuandone il progresso, liberandosi le energie individuali ma anche privilegiando l’ equità sociale che lo salveremo attraverso le nostre democrazie ma nell’unità di intenti.