L’assessore regionale alla salute Maria Sandra Telesca ha recentemente annunciato che invierà i propri ispettori nelle varie aziende sanitarie della regione Friuli Venezia Giulia, a fronte della situazione emergenziale verificatasi nei pronti soccorsi a dicembre e gennaio.  (vedi in merito l’articolo del Messaggero Veneto del 4 febbraio 2017)

Nell’articolo si fa anche riferimento all’esito dell’indagine degli ispettori inviati dalla ministra Lorenzin, i quali hanno riscontrato uno stato non troppo negativo per quanto concerne la situazione degli ospedali della Regione. Gli ispettori ministeriali infatti, diversamente da altre realtà nazionali, hanno fatto rilievi “non di natura penale”, come si legge nell’articolo del Messaggero Veneto del 4 gennaio 2017, malgrado le diverse criticità emerse.

Consolatorio, ma c’è molto da fare.

In questi giorni si è letto del grande impegno richiesto al personale ospedaliero, in termini di durata dei turni e di brevità dei tempi di recupero, per garantire assistenza in una fase di picco degli accessi.
La riforma sanitaria in atto va nella direzione della deospedalizzazione che consente minori costi sia sanitari che sociali, in quanto risponde ad un’esigenza sentita dalla comunità che è quella di un più rapido ritorno del malato alla normalità. Ma va ben gestita.
Non basta ridurre numericamente i ricoveri o la durata delle degenze. Vanno creati adeguati processi e strutture che garantiscano al malato assistenza specialistica anche dopo le dimissioni e non gli procurino viceversa isolamento e compromissione della qualità della vita una volta rientrato a casa. Pertanto, sempre richiamando l’articolo del Messaggero Veneto, va favorita una migliore pianificazione che assecondi le esigenze individuali per mezzo dell’assistenza domiciliare necessaria o delle strutture territoriali da coinvolgere e alle quali il malato possa fare riferimento dopo il ricovero.

Cerchiamo di creare un modello che possa essere di riferimento. Anche una dimissione affrettata o mal gestita potrebbe rappresentare, con potenziali ulteriori ricoveri o con il cronicizzarsi di una patologia, un nuovo carico per la spesa sanitaria, oltre che motivo di profondo disagio per il malato.