Il reato di clandestinità: un costo per lo stato, pura demagogia
Esiste una norma nota come “reato di clandestinità” che venne introdotta nel 2009 e che all’art. 10bis del Testo Unico sugli Stranieri prescrive che lo straniero che si introduca o si trattenga indebitamente sul territorio dello Stato italiano venga punito.
La norma fu presentata prima dell’attuale esplosione del fenomeno dei profughi in arrivo via terra e via mare e fu da qualcuno salutata come un fondamentale argine al continuo ingresso di stranieri indesiderati.
In realtà cosa dice la norma? Che lo straniero entrato illegalmente in Italia va punito con UNA AMMENDA.
Ovvero con una sanzione economica da 5 a 10 mila euro.
Ora va da sè che il clandestino è nullatenente e privo di beni intestati, dunque tale norma era sin da subito palesemente inutile e priva di risultato per contrastare o limitare il fenomeno contro il quale era stata creata.
Non solo, erano evidenti le ulteriori conseguenze addirittura dannose, che si univano all’inutilità:
il gran lavoro (di carte, scartoffie eccetera) di forze dell’ordine, organi giudiziari e persino di avvocati, il tutto con aggravio di costi vivi.
A distanza di anni, tale norma (pure nei fatti largamente disapplicata dagli operatori delle Forze dell’Ordine che cercano ogni appiglio pur di non applicarla) è ancora esistente e continua intasare le scrivanie e le aule di uffici pubblici e tribunali. Di fatto avviene che i contravventori alla norma vengano condannati alle ammende e… semplicemente non le paghino, senza possibilità per lo Stato di rivalersi su di loro. Nel frattempo i processi sono stati celebrati e hanno lavorato giudici, cancellieri, poliziotti, avvocati, ufficiali giudiziari eccetera. Un danno che si aggiunge alla beffa.
Opinioni concordi provengono da più fronti e spingono verso la definitiva cancellazione di una norma inutile, priva di ogni effetto pratico che non sia l’intasamento delle aule giudiziarie e la produzione di carta, carta e carta.
Recentemente si è pronunciato in merito Francesco Rossi, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Padova che ha dichiarato che “si tratta di una norma ritenuta dai più senza efficacia. Sono processi fotocopia che scaturiscono da norme demagogiche che servono ben poco e non al fine al quale erano pensate”.
Non meno duro era stato lo scorso gennaio il presidente dell’ANM Rodolfo Sabelli che aveva definito il reato di clandestinità “una norma inutile e dannosa; e occorre spiegare che la clandestinità è una contravvenzione punita con l’ammenda: e mai nessun straniero rinuncerà ad entrare illegalmente davanti a una sanzione pecuniaria che non è in grado di pagare e che lo Stato non è in grado di riscuotere”. (clicca qui per leggere l’intero articolo del Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2016, contenente la dichiarazione di Sabelli)
Anche Giovanni Canzio, presidente della Corte di Cassazione, si era espresso con termini forti: “Reato di clandestinità inutile, inefficace e persino dannoso” aveva infatti dichiarato in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. (clicca qui per leggere l’intero articolo del Sole 24 ore del 26 gennaio 2016).
Udine, 8 novembre 2016
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